Eruzione del 1981
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Eruzione dell'Etna 1981

Bocche a quota 2.600 del 17-marzo-1981

 

 

 

 

 

 

 

 

- Randazzo, Marzo 1981: Eruzione dell’Etna -

          Preceduto da uno pauroso sciame sismico e da una inaudita manifestazione esplosiva con emissione di gas e materiale piroclastico, l’Etna, il signore del fuoco, palesava tutta la sua possanza, infatti, nel pomeriggio del 17 marzo 1981 da una fessura apertasi sul versante settentrionale del vulcano, a poche centinaia di metri dal Monte Spagnolo, tra 2.625 e 2.526 metri s.l.m., iniziò l’evento eruttivo. La colata lavica, scese a valle piuttosto rapidamente a causa dell’elevato tasso di emissione e perché mantenne a lungo una discreta fluidità. Infatti, dopo circa 40 ore e l’attraversamento di alcune strade e ferrovie, terminava la sua spaventosa corsa immettendosi nel fiume Alcantara a circa 600 metri s.l.m..  

          Successivamente alla prima frattura, si aprirono nuove spaccature e si verificarono anche esplosioni con lanci di blocchi solidi e frammenti di roccia. Un’altra colata lavica, seguendo come una preordinata direttiva e facendo scempio di aree forestali, agricole e di ameni paesaggi rurali, scendeva minacciosa verso il centro urbano di Randazzo e fortunatamente si fermava a meno di due chilometri dalle prime case.

          Le esplosioni continuarono sempre più deboli nella parte inferiore della seconda frattura fino alla sera del 23 marzo, quando l’eruzione si concluse, dopo avere invaso complessivamente oltre 4 km² di terreno di cui almeno 100 ettari di territorio boscato incontaminato.

          Queste aree, seppur non particolarmente omogenee tra loro dal punto di vista orografico, presentano in modo uniforme delle straordinarie peculiarità di carattere paesaggistico e vegetazionale, tanto da essere considerate dagli appassionati come santuari della natura. Le colate, hanno travolto centenari faggi…. maestosi faggi rivolti al cielo come a volere supplicare e suffragare la loro salvezza, sono stati annientati dal creato dalla furia del vulcano. Poi ancora nella sua triste discesa verso il basso, il manto di fuoco è calato su altre specie quali quercie, castagni, pioppi, ginestre e su strutture e infrastrutture rurali, arrecando grande turbamento ed apprensione nella popolazione a valle.

          Dopo avere fatto scempio di questi rigogliosi boschi, la lava ha proseguito verso valle il suo percorso di distruzione invadendo il “cuore agricolo di Randazzo”. Questa vasta area raccoglieva tra i più belli rustici agresti, fiorenti frutteti e generosi vigneti che tanto orgoglio e sostentamento davano alla gente di Randazzo.

          Le colate, oltre a creare paura e angoscia alla popolazione randazzese, hanno contribuito ad allargare la grave ferita che pende sulla modesta economia agricola di questa cittadina e ad apportare una straordinaria modificazione all’orografia e al patrimonio boschivo dell’area.

          Nelle aree più a monte restarono inceneriti e sepolti in eterno oltre 112.000 piante di castagno, 37.500 di faggio, 36.000 di quercia e circa 12.500 di pioppo. Ci vorranno secoli per rivedere dei rigogliosi boschi come quelli distrutti. Oggi è ancora tutto perso; la madre natura ha ritenuto di stendere un triste velo nero su queste terre per consegnarle nei secoli alla infecondità, come mesto monito a testimonianza perenne della sua potenza. La natura crea la bellezza e a volte la modifica a suo piacimento. I danni materiali che la lava ha causato all’ambiente ed alla vegetazione boschiva, nell’immediato non sono facilmente quantificabili, tuttavia, essi apporteranno certamente una modificazione naturale all’ecosistema dell’area che possiamo considerare come una rara nicchia naturalistica per certi versi ancora integra con grosse potenzialità paesaggistiche e panoramiche con capacità di offrire riparo agli animali e di concorrere all’equilibrio idrogeologico e al mantenimento ottimale del clima di questo comprensorio. Oggi, fermo restando nella forte perdita economica che ha subìto la società randazzese in ragione di strutture e infrastrutture, possiamo soltanto avere una rappresentazione visiva dell’accaduto che se analizzata in forma corretta e obiettiva, può farci capire quanto sia elevata la lesione alla dotazione naturale e paesaggistica della collettività, la quale archiviato il momento storico dell’evento e tirato un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo, ha classificato tale perdita come tributo fatidico alle forze della natura che a volte dispensano benessere, a volte tormento. Tutti abbiamo la consapevolezza che il danno è stato inevitabile e non può certamente essere adotto a qualcuno. Sappiamo anche che ogni albero andato distrutto è una boccata d’ossigeno in meno per i nostri figli. Per questo dobbiamo essere vigili a mantenere la perdita stabile e impegnarci nell’immediato futuro affinché il perduto possa essere quanto prima ricostituito.

 

VALUTAZIONE DEL DANNO ECONOMICO SUBITO DAI BOSCHI DI RANDAZZO, COPERTI  DALLA COLATA LAVICA DEL MESE DI MARZO DEL 1981.

·        IL DANNO ECONOMICO E’ DETERMINATO ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE DEL PREZZO DI MERCATO DEL MATERIALE LEGNOSO  ANDATO DISTRUTTO DALLA COLATA, DEDUCENDO TUTTE LE POTENZIALI SPESE DI UTILIZZAZIONE RELATIVE ALL’ALLESTIMENTO, AL TAGLIO, ALL’ESBOSCO E ALTRE  SPESE VARIE E SOMMANDO IL COSTO DI REIMPIANTO DEL BOSCO.

·        IL PREZZO DI MERCATO E’ STATO RICAVATO ATTRAVERSO L’APPLICAZIONE   DELLA  TABELLA “A” DELLE PRESCRIZIONI DI MASSIMA E DI POLIZIA FORESTALE VIGENTI PER LA PROVINCIA DI CATANIA PER COME PREVISTO DAL R.D. N° 1126 DEL 16.5.1926, ARTT. 43 E 44. 

 

COMUNE DI RANDAZZO:

SUPERFICIE BOSCATA COPERTA TOTALMENTE DALLA LAVA,  RAGGUAGLIATA IN HA.100 DI CUI:

1.      HA. 25  FUSTAIA DI FAGGIO PER UN TOTALE DI N° 15.284 CEPPAIE PARI A  N° 61.141 PIANTE  DEL DIAMETRO MEDIO A M. 1,30 DA TERRA DI CM. 26 – 30;

2.      HA. 35   FUSTAIA DI CASTAGNO PER UN TOTALE DI N° 21.875 CEPPAIE PARI A N° 131.250 PIANTE  DEL DIAMETRO MEDIO A M. 1,30 DA TERRA DI CM. 11 – 15;

3.      HA. 30  FUSTAIA DI ROVERELLA PER UN TOTALE DI N° 12.000 CEPPAIE PARI A N° 36.000 PIANTE DEL DIAMETRO MEDIO A M. 1,30 DA TERRA DI CM.11 – 15;

4.      HA. 10 FUSTAIA DI  PIOPPO PER UN TOTALE DI N° 4.000 CEPPAIE PARI A N° 12.000 PIANTE DEL DIAMETRO MEDIO A M. 1,30 DA TERRA DI CM. 16 – 20.

 

N° 61.141 Piante di faggio X  Euro 13,42 (p.m.[1])  = Euro 820.512 (prezzo di mercato del materiale distrutto)

Euro 820.512 – Euro 410.256 (spese di utilizzazione calcolate in media al  50% del prezzo di mercato) = Euro 410.256

Euro 410.256 (prezzo di  macchiatico ovvero valore delle piante all’impiedi)  + Euro 62.975 (costo medio di reimpianto valutato in misura di Euro 1,03 ogni piantina per come dalle P.M. e di P.F.) = Euro 473.231  DANNO ECONOMICO  (1);

 

N° 131.250 piante di castagno x Euro 4,64 (p.m.) = Euro 609.000 (prezzo di mercato del materiale distrutto)

Euro 609.000 – Euro 304.500 (spese di utilizzazione calcolate in media al  50% del prezzo di mercato) = Euro 304.500

Euro 304.500 (prezzo di  macchiatico ovvero valore delle piante all’impiedi) + Euro 135.187 (costo medio di reimpianto valutato in misura di Euro 1,03 ogni piantina per come dalle P.M. e di P.F.) = Euro 439.687  DANNO ECONOMICO  (2);

 

N° 36.000 piante di roverella x Euro 4,64 (p.m.) = Euro 167.040 (prezzo di mercato del materiale distrutto)

Euro 167.040 – Euro 83.520 (spese di utilizzazione calcolate in media al  50% del prezzo di mercato) = Euro 83.520

Euro 83.520 (prezzo di  macchiatico ovvero valore delle piante all’impiedi) + Euro 37.080 (costo medio di reimpianto valutato in misura di Euro 1,03 ogni piantina per come dalle P.M. e di P.F.) = Euro 120.600  DANNO ECONOMICO  (3);

 

N° 12.000 piante di pioppo x Euro 4,13 (p.m.) = Euro 49.560 (prezzo di mercato del materiale distrutto)

Euro 49.560 – Euro 24.780 (spese di utilizzazione calcolate in media al  50% del prezzo di mercato) = Euro 24.780

Euro 24.780 (prezzo di  macchiatico ovvero valore delle piante all’impiedi) + Euro 12.360 (costo medio di reimpianto valutato in misura di Euro 1,03 ogni piantina per come dalle P.M. e di P.F.) = Euro 37.140  DANNO ECONOMICO  (4);

 

Totale danno alla superficie boscata coperta dalla lava: 1 + 2 + 3 + 4  = ¨Euro 1.070.658.¨

 

 

                                                                                                     Vincenzo CRIMI

                                                                                   Commissario Superiore del Corpo Forestale

 

           [1] Prezzi di mercato