Testo a cura di Enzo Crimi – già Commissario Superiore del Corpo Forestale della Regione Siciliana, saggista, divulgatore ambientale e naturalista, esperto di problematiche del territorio.
Durante il 1° Convegno di Studi “Città di Randazzo”, organizzato dal Comitato WAVE (Welcome to Alcantara Valley Etna) che si è svolto presso il Centro Polifunzionale (ex Cinema Moderno) di Randazzo il 25.3.23, ho avuto il piacere di rivolgere qualche domanda al Prof. Markus Egli, Docente di Geocronologia dinamiche del suolo e del paesaggio del Dipartimento di Geografia dell’Università di Zurigo, al fine di approfondire e comprendere meglio il suo autorevole intervento illustrato nel corso del Convegno dallo scienziato svizzero che aveva per tema “Gli alberi possono prevedere eruzioni vulcaniche?”.
Domanda:Il fenomeno della crescita aumentata prima di una eruzione può essere osservato solo all’Etna oppure anche in altri luoghi?
Risposta:Questo fenomeno di una crescita aumentata è conosciuto anche in altri paesi e vulcani: un effetto simile era scoperto al Mt. Nyiragongo (Congo), al Mammoth Lake, California (USA) e al Pico del Nambroque, La Palma (Spagna).
DOMANDA: Come si può ricostruire l’effetto del magma o di altri fattori su la crescita degli alberi?
RISPOSTA: Nella nostra regione, gli alberi formano ogni anno un anello che consiste di una parte chiara e scura. La parte chiara è il legno primaverile e la parte scura il legno tardivo. A causa della produzione annuale, l’anno di formazione di ogni anello è conosciuta o può essere datato. Lo spessore dell’anello ci dice se l’anno era favorevole per la crescita o no. Più largo è, più favorevoli le condizioni ambientali nelle quali l’albero è cresciuto. L’effetto del magma si manifesta nel tipo di ossigeno, che fa parte delle molecole d’acqua, e nel tipo di carbonio nel legno. Il carbonio e l’ossigeno proveniente dal magma hanno delle caratteristiche chimiche completamente diverse dal carbonio e l’ossigeno dell’atmosfera normalmente utilizzati dall’albero. I tipi di ossigeno e carbonio, cioè gli isotopi, negli anelli annuali possono essere determinati con analisi chimiche. La velocità della crescita si misura attraverso lo spessore degli anelli annuali. Non solo il magma emergente ma anche la variabilità del clima può influenzare la velocità della crescita degli anelli annuali. Nella zona di Piano Provenzana invece, l’effetto del clima era trascurabile prima e durante l’eruzione laterale. Di conseguenza, questo significa che la crescita aumentata degli alberi prima dell’eruzione era determinato dal magma emergente.
DOMANDA: Come possono essere applicate queste conoscenze nella pratica?
RISPOSTA: Sapendo adesso che la crescita accelerata degli alberi è causata dal magma emergente e che non si tratta di un caso, le immagini all’infrarosso da satellite possono essere analizzate in futuro in maggior dettaglio per una valutazione precoce.
Secondo i ricercatori dell’Università di Zurigo e dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL di Birmensdorf, gli alberi possono prevedere un’eruzione da due a tre anni prima che abbia luogo. Questo si scopre nelle immagini satellitari all’infrarosso. Gli alberi, quindi, possono essere utilizzati nell’osservazione delle attività dell’Etna come indicatori di future eruzioni. Nuovi studi dell’Università di Zurigo e dell’Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio WSL di Birmensdorf (entrambe istituzioni di ricerca a Zurigo, in Svizzera) mostrano che, anche se con la dovuta cautela essenzialmente dovuta al fatto che non si conoscono ancora i processi geochimici e fisiologici responsabili, gli alberi possono essere utilizzati come strumento di previsione. Da due a tre anni prima di un’eruzione, gli alberi che crescono lungo una fessura attraverso la quale poi un’eruzione avrà luogo, fotosintetizzano di piu’ e crescono più velocemente. Con le immagini all’infrarosso da satellite, l’accrescimento degli alberi può essere osservato in modo continuo. I ricercatori hanno investigato in dettaglio le eruzioni laterali dell’Etna nel 2002 a Piano Provenzana di Linguaglossa (CT), iniziate il 26 ottobre 2002 e durate fino al 29 gennaio dell’anno seguente. Dopo i forti terremoti ed esplosioni, la lava rapidamente ricoprì il piazzale di Piano Provenzana e distrusse i negozi di souvenir e l’intera stazione turistica. A Linguaglossa si vivevano momenti di panico a causa della continua attività sismica, le eruzioni ininterrotte e la lava che si è fermata pochichilometri dal centro abitato di Linguaglossa. Per evitare grandi danni all’infrastrutture e per il salvataggio di vite umane ci servirebbe un sistema di osservazione dell’Etna con il quale potrebbero essere previste future eruzioni laterali. Gli alberi offrono un grande potenziale per la previsione di futuri eventi, come dicono i Prof. Markus Egli dell’Università di Zurigo ed il Prof. Paolo Cherubini del WSL. I ricercatori svizzeri, insieme ad un team di colleghi internazionali, comprendente anche ricercatori del INGV di Catania e l’Università di Palermo, hanno cercato di capire i processi geochimici e quelli fisiologici degli alberi responsabili dell’aumento di attività fotosintetica misurata sulle immagini satellitari, scoprendo che, a Piano Provenzana prima dell’eruzione laterale del 2002, gli alberi sono cresciuti più velocemente a causa dell’apporto di vapor acqueo o di acqua fuoriuscito dal vulcano prima che il magma emergesse. Acqua e carbonio (in forma di CO2) sono essenziali per la fotosintesi e la crescita degli alberi. Con l’aiuto degli anelli annuali degli alberi, i ricercatori sono riusciti a ricostruire l’origine dell’acqua e del carbonio utilizzato. I risultati chimici degli anelli annuali hanno indicato che gli alberi che crescevano vicini alla fessura dove poi due o tre anni dopo l’eruzione ha avuto luogo, utilizzavano acqua proveniente dalla profondità del vulcano. Conseguentemente, non è magia che gli alberi possano prevedere il futuro; il magma emergente accelera i processi dell’accrescimento degli alberi, e quindi questi possono essere utilizzati come precursori nella previsione di future eruzioni vulcaniche.
Il piazzale di Piano Provenzano invaso dalla colata lavica del 2002