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Città dell'Alcantara

CASTIGLIONE DI SICILIA

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Castiglione di Sicilia - La Cuba bizantina.JPG (89073 byte)

Posta su una rupe, questa ridente cittadina si affaccia quasi spavalda sulla valle dell’Alcantara, come sospesa tra l’interno e il mare, come a esercitare il dominio su questo vasto territorio che ha storia, ma non ha tempo. Queste terre hanno segnato e testimoniano ancora oggi le vicende storiche dell’uomo, a partire dai popoli primitivi.

L’origine di Castiglione di Sicilia non è certa., tuttavia, malgrado in questo territorio siano stati rinvenuti  reperti e resti umani riconducibili alla tarda età del rame, la tesi più verosimile relativa alla sua fondazione, risale al 403 a.C., ad opera di alcuni abitanti della citta greca di Giardini Naxos, sfuggiti alla sua distruzione ad opera di Dionigi il vecchio, tiranno di Siracusa.

La sua posizione geografica gli conferì un ruolo strategico di grande rilievo, tanto da diventare “fortezza” sotto gli arabi e “citta regia” al tempo della dominazione di normanni e svevi. Il passaggio di queste civiltà, ha permesso alla cittadina di accumulare un imponente patrimonio di risorse archeologiche, ambientali, architettoniche e culturali che nella vallata ha pochi eguali. Le chiese  occupano un posto rilevante nel percorso turistico della cittadina perchè ricche di storia e gelose custodi di preziose opere d’arte.

U cannizzu” è un altro raro reperto  del XII secolo, utilizzato come granaio e deposito d’acqua in tempi di carestie e come torre di avvistamento di eventuali assalti di nemici  provenienti da ponente,  dai normanni-svevi. Il castello di Lauria o il Castel Leone del XII – XIII secolo, è un’altra struttura strategica che permetteva il controllo di tutta la valle e quindi di tutti i possedimenti che appartenevano al feudatario del tempo, Ruggero di Lauria.     

Il grande Federico II di Svevia, attribuì alla cittadina l’appellativo di “animosa”, per l’animo nobile e operoso dei suoi cittadini.

Anche  la storia contemporanea ha voluto lasciare un segno indelebile nel retaggio di questao centro. Infatti, il 16 settembre del 2002, Castiglione di Sicilia è stata insignita dal Presidente della Repubblica con Medaglia al Merito Civile. L’alto riconoscimento è stato conferito alla cittadina, per alcuni dolorosi fatti di sangue avvenuti il 12 agosto del 1943, quando sedici innocenti cittadini castiglionesi vennero barbaramente trucidati da soldati tedeschi. Questa strage di inermi è stata la prima ed una delle più spietate avvenute in terra italiana, ad opera dei soldati tedeschi mentre si ritiravano dalla Sicilia dopo lo sbarco degli alleati, avvenuto la notte tra il 9 e il 10 luglio del 1943.

Le dotazioni naturalistiche di questo territorio si armonizzano con la  pregevole azione che l’uomo, a tratti, ha saputo applicare ad esso nel corso degli anni, a partire dalla sua colonizzazione in tempi antichi. Questa assunzione di responsabilità che si può sintetizzare nel rispetto verso l’ambiente,  è stata  tramandata alle popolazioni locali odierne, gelosi custodi di questo immenso patrimonio che a volte, quasi a sembrare antinomia, si fonde tra radicate tradizioni agro-silvo-pastorali e potenziali mire turistico-ricreative, non decollate del tutto ma in espansione verso un futuro che appartiene alla cultura locale che sopporta ed stimola  tali aspirazioni.

La morfologia collinare - montana di questo  vasto comprensorio, determina paesaggi molto vari e spesso aspri.

Le diverse caratteristiche geomorfologiche conferiscono al territorio, una certa
peculiarità ambientale, di sicuro pregio panoramico paesaggistico e naturalistico.

L'ambiente è caratterizzato da un fitto intricarsi di valloni, spesso fortemente incassati e delimitati dai ripidi pendii dei monti sovrastanti, generati dai movimenti tettonici delle due presunte faglie che scorrono lungo l'alveo dei fiumi Alcantara, S. Paolo e del torrente Fogliarino.

Si sviluppa, così, una discreta idrografia di superficie, con numerosi torrenti, i quali alimentano i corsi d'acqua più importanti ed in particolare il fiume Alcantara.

La  semplicità delle tradizioni contadine, di oggi come di allora, ha consentito un grande salto di qualità. Infatti, questo territorio, che comprende anche le frazioni, con i suoi circa 750-800 ettari vitati ad alberello e controspalliera, sui circa 5500 complessivi dell’Etna[1] e con la sua produzione di circa 20.000 ettolitri di vino annui, proveniente da vitigni rossi ed in grossa percentuale dal cultivar nerello mascalese, da anni svolge un ruolo di primo piano nel panorama vitivinicolo etneo e nazionale, raccogliendo ovunque attestati di pregio qualitativo,  tanto da rientrare con grande merito nella prestigiosa associazione delle “Città del vino” e da essere ritenuto, non a torto, la capitale del vino dell’Etna.

Oltre a queste peculiarità di carattere agricolo, questo territorio  detiene svariati elementi  naturalistici di inestimabile interesse paesaggistico, storico e scientifico, che possono certamente considerarsi dei veri capolavori della natura.

La presenza in questo territorio di alcune specifiche componenti, ci fa pensare che dalla sua formazione, attraverso la sua evoluzione sino ai giorni nostri, la natura, nei confronti di esso, ha dimostrato grande considerazione. Le gole dell’Alcantara, le numerose grotte laviche e alcuni esemplari di vegetazione forestale, ne sono un eccezionale esempio. Veri e propri “giganti del tempo” e progenitori della flora arborea presente nella valle come  la grande quercia, conosciuta localmente con il toponimo di  u ruguru u pitruni”,  ovvero uno magnifico esemplare di roverella di almeno 500 anni di vita, vegetante all’interno del feudo “Mitogio”.

La singolarità di Castiglione di Sicilia, dei suoi molteplici scenari montani etnei, collinari e pianeggianti nella zona dell’Alcantara, per un certo verso sconosciuti al grosso pubblico, offre al viaggiatore attento forti emozioni. L’eterogeneità dei suoi paesaggi così ricchi di contrastanti particolarità, deserti vulcanici,  rigogliosi boschi, aspri colli e armoniose colline, ripe levigate dallo scorrere perenne dell’acqua, terreni lavorati e vitali,  trascurati e incolti, tutto questo  arricchisce  la crescita culturale di chi ne apprezza le qualità.

La presenza dei diversi siti archeologici nell’agro di Castiglione di Sicilia, contribuisce non poco alla ricchezza dell’intero territorio della valle del fiume Alcantara. Questi luoghi ci raccontano lo stretto legame che unisce l’uomo e il fiume che, oltre ad offrire al visitatore numerosissimi spunti di carattere naturalistico e paesaggistico, custodisce da millenni rare testimonianze archeoantropologiche  di storia antica che ci proviene dal lontano paleolitico, quando probabilmente nuclei umani si stabilirono sulle sue sponde.

Il complesso arenario di Pietramarina, che emerge da antiche colate laviche, i palmenti bizantini di Verzella e Santa Maria della Scala con la sua rocca,  le necropoli dell’altipiano di Orgale e delle contrade di Balsamà e Chiappazza, dove la presenza di alcuni simboli preistorici si fonde e confonde con misteriose “truvature” locali che parlano di tesori nascosti, la grotta funeraria in contrada Marca, dove oltre a vari resti di ossa umane e uno scheletro seppellito singolarmente con alcuni oggetti appartenenti presumibilmente al defunto, sono state ritrovate delle lame di selce e alcuni vasi in buone condizioni.

In contrada Santa Domenica, a due passi dal fiume, si trova la famosa Cuba , ovvero una chiesa bizantina costruita tra il VII e IX secolo. Ancora oggi, mantenuta in discrete condizioni da un’accurato restauro, la cuba rappresenta uno dei primi avamposti bizantini in Sicilia. Questo tempio riveste grande rilievo nel panorama archeologico dell’area a testimonianza della raffinata arte bizantina, introdotta in Sicilia dai monaci, perseguitati nella loro terra natìa da Costantino V°.

In questi posti, dove il tempo pare scandisca l’oblìo, vi è qualcosa di incantato, al crepuscolo la luce diventa  morbida, le ombre si allungano e i venti che scendono da ponente nella valle, sembrano lusingare le orecchie. Poi cala il quiete della sera. Un silenzio perpetuo che sembra evocare gli antichi spiriti del fiume.

 

Vincenzo CRIMI

 



[1] Nel 1963 erano circa 24.000 ettari.