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Posta su una rupe, questa ridente cittadina si affaccia quasi spavalda sulla valle dell’Alcantara, come sospesa tra l’interno e il mare, come a esercitare il dominio su questo vasto territorio che ha storia, ma non ha tempo. Queste terre hanno segnato e testimoniano ancora oggi le vicende storiche dell’uomo, a partire dai popoli primitivi. L’origine di Castiglione di Sicilia non è
certa., tuttavia, malgrado in questo territorio siano stati rinvenuti
reperti e resti umani riconducibili alla tarda età del rame, la
tesi più verosimile relativa alla sua fondazione, risale al 403 a.C.,
ad opera di alcuni abitanti della citta greca di Giardini Naxos,
sfuggiti alla sua distruzione ad opera di Dionigi il vecchio, tiranno di
Siracusa. La sua posizione geografica gli conferì un ruolo
strategico di grande rilievo, tanto da diventare “fortezza”
sotto gli arabi e “citta regia” al tempo della dominazione di
normanni e svevi. Il passaggio di queste civiltà, ha permesso alla
cittadina di accumulare un imponente patrimonio di risorse
archeologiche, ambientali, architettoniche e culturali che nella vallata
ha pochi eguali. Le chiese occupano
un posto rilevante nel percorso turistico della cittadina perchè ricche
di storia e gelose custodi di preziose opere d’arte. “U cannizzu” è un altro raro reperto del XII secolo, utilizzato come granaio e deposito d’acqua
in tempi di carestie e come torre di avvistamento di eventuali assalti
di nemici provenienti da
ponente, dai normanni-svevi.
Il castello di Lauria o il Castel Leone del XII – XIII
secolo, è un’altra struttura strategica che permetteva il controllo
di tutta la valle e quindi di tutti i possedimenti che appartenevano al
feudatario del tempo, Ruggero di Lauria.
Il grande Federico II di Svevia, attribuì alla
cittadina l’appellativo di “animosa”, per l’animo nobile
e operoso dei suoi cittadini. Anche la
storia contemporanea ha voluto lasciare un segno indelebile nel retaggio
di questao centro. Infatti, il 16 settembre del 2002, Castiglione di
Sicilia è stata insignita dal Presidente della Repubblica con Medaglia
al Merito Civile. L’alto riconoscimento è stato conferito alla
cittadina, per alcuni dolorosi fatti di sangue avvenuti il 12 agosto del
1943, quando sedici innocenti cittadini castiglionesi vennero
barbaramente trucidati da soldati tedeschi. Questa strage di inermi è
stata la prima ed una delle più spietate avvenute in terra italiana, ad
opera dei soldati tedeschi mentre si ritiravano dalla Sicilia dopo lo
sbarco degli alleati, avvenuto la notte tra il 9 e il 10 luglio del
1943. Le dotazioni naturalistiche di questo territorio
si armonizzano con la pregevole
azione che l’uomo, a tratti, ha saputo applicare ad esso nel corso
degli anni, a partire dalla sua colonizzazione in tempi antichi. Questa
assunzione di responsabilità che si può sintetizzare nel rispetto
verso l’ambiente, è
stata tramandata alle
popolazioni locali odierne, gelosi custodi di questo immenso patrimonio
che a volte, quasi a sembrare antinomia, si fonde tra radicate
tradizioni agro-silvo-pastorali e potenziali mire turistico-ricreative,
non decollate del tutto ma in espansione verso un futuro che appartiene
alla cultura locale che sopporta ed stimola
tali aspirazioni. La
morfologia collinare - montana di questo
vasto comprensorio, determina paesaggi molto vari e spesso aspri. Le
diverse caratteristiche geomorfologiche conferiscono al territorio, una
certa L'ambiente
è caratterizzato da un fitto intricarsi di valloni, spesso fortemente
incassati e delimitati dai ripidi pendii dei monti sovrastanti, generati
dai movimenti tettonici delle due presunte faglie che scorrono lungo
l'alveo dei fiumi Alcantara, S. Paolo e del torrente Fogliarino. Si
sviluppa, così, una discreta idrografia di superficie, con numerosi
torrenti, i quali alimentano i corsi d'acqua più importanti ed in
particolare il fiume Alcantara. La
semplicità delle tradizioni contadine, di oggi come di allora,
ha consentito un grande salto di qualità. Infatti, questo
territorio, che comprende anche le frazioni, con i suoi circa 750-800
ettari vitati ad alberello e controspalliera, sui circa 5500 complessivi
dell’Etna[1]
e con la sua produzione di circa 20.000 ettolitri di vino annui,
proveniente da vitigni rossi ed in grossa percentuale dal cultivar
nerello mascalese, da anni svolge un ruolo di primo piano nel panorama
vitivinicolo etneo e nazionale, raccogliendo ovunque attestati di pregio
qualitativo, tanto da rientrare con grande merito nella prestigiosa
associazione delle “Città del vino” e da essere ritenuto,
non a torto, la capitale del vino dell’Etna. Oltre a queste peculiarità di carattere agricolo,
questo territorio detiene
svariati elementi naturalistici
di inestimabile interesse paesaggistico, storico e scientifico, che
possono certamente considerarsi dei veri capolavori della natura. La presenza in questo territorio di alcune specifiche componenti, ci fa
pensare che dalla sua formazione, attraverso la sua evoluzione sino ai
giorni nostri, la natura, nei confronti di esso, ha dimostrato grande
considerazione. Le gole dell’Alcantara, le numerose grotte laviche e
alcuni esemplari di vegetazione forestale, ne sono un eccezionale
esempio. Veri
e propri “giganti del tempo” e progenitori della flora
arborea presente nella valle come la
grande quercia, conosciuta localmente con il toponimo di
“u ruguru u pitruni”,
ovvero uno magnifico esemplare di roverella di almeno 500 anni di
vita, vegetante all’interno del feudo “Mitogio”. La singolarità di Castiglione di Sicilia, dei
suoi molteplici scenari montani etnei, collinari e pianeggianti nella
zona dell’Alcantara, per un certo verso sconosciuti al grosso
pubblico, offre al viaggiatore attento forti emozioni. L’eterogeneità
dei suoi paesaggi così ricchi di contrastanti particolarità, deserti
vulcanici, rigogliosi
boschi, aspri colli e armoniose colline, ripe levigate dallo scorrere
perenne dell’acqua, terreni lavorati e vitali,
trascurati e incolti, tutto questo
arricchisce la
crescita culturale di chi ne apprezza le qualità. La presenza dei diversi siti archeologici
nell’agro di Castiglione di Sicilia, contribuisce non poco alla
ricchezza dell’intero territorio della valle del fiume Alcantara.
Questi luoghi ci raccontano lo stretto legame che unisce l’uomo
e il fiume che, oltre ad offrire al visitatore numerosissimi spunti di
carattere naturalistico e paesaggistico, custodisce da millenni rare
testimonianze archeoantropologiche
di storia antica che ci proviene dal lontano paleolitico, quando
probabilmente nuclei umani si stabilirono sulle sue sponde. Il complesso arenario di Pietramarina, che emerge
da antiche colate laviche, i palmenti bizantini di Verzella e Santa
Maria della Scala con la sua rocca,
le necropoli dell’altipiano di Orgale e delle contrade di
Balsamà e Chiappazza, dove la presenza di alcuni simboli preistorici si
fonde e confonde con misteriose “truvature” locali che
parlano di tesori nascosti, la grotta funeraria in contrada Marca, dove
oltre a vari resti di ossa umane e uno scheletro seppellito
singolarmente con alcuni oggetti appartenenti presumibilmente al
defunto, sono state ritrovate delle lame di selce e alcuni vasi in buone
condizioni. In contrada Santa Domenica, a due passi dal fiume,
si trova la famosa Cuba , ovvero una chiesa bizantina costruita tra il
VII e IX secolo. Ancora oggi, mantenuta in discrete condizioni da
un’accurato restauro, la cuba rappresenta uno dei primi avamposti
bizantini in Sicilia. Questo tempio riveste grande rilievo nel panorama
archeologico dell’area a testimonianza della raffinata arte bizantina,
introdotta in Sicilia dai monaci, perseguitati nella loro terra natìa
da Costantino V°. In questi posti, dove il tempo pare scandisca l’oblìo,
vi è qualcosa di incantato, al crepuscolo la luce diventa
morbida, le ombre si allungano e i venti che scendono da ponente
nella valle, sembrano lusingare le orecchie. Poi cala il quiete della
sera. Un silenzio perpetuo che sembra evocare gli antichi spiriti del
fiume. Vincenzo CRIMI |