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RELAZIONE DI BASE PER LA FATTIBILITA’ DI UN SISTEMA PILOTA INTEGRATO DI GESTIONE AMBIENTALE A BASSO IMPATTO PER LO SVILUPPO TURISTICO DEL VERSANTE NORD-OVEST ETNEO CHE ABBIA COME PUNTO CENTRALE LA REALIZZAZIONE DI UNA RETE FERROVIARIA A CREMAGLIERA. | |||
di Vincenzo CRIMI | |||
Comandante del distaccamento forestale di |
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Bronte |
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1. Premessa La presentazione all’Assemblea Regionale Siciliana di un disegno di legge finalizzato alla realizzazione di un polo turistico sul versante Nord-ovest dell’Etna, ha innescato aspre polemiche tra i promotori dell’iniziativa e chi invece è contrario. L’intenzione dei fautori, tende alla valorizzazione del patrimonio etneo ai fini turistici, per evitare l’impoverimento del territorio e creare sviluppo economico alle popolazioni locali. Secondo chi invece ostacola il provvedimento, dietro questa iniziativa vi è l’intenzione non troppo celata di smantellare un’area naturale come il Parco dell’Etna e il rischio di perdere un patrimonio naturalistico unico. Le rispettose posizioni delle parti in causa, concordano nella ricerca comune di sbocchi occupazionali e sviluppo sostenibile per la collettività del comprensorio. Tuttavia, dall’analisi delle differenti tesi, non pare allo scrivente che i vivaci scambi di opinione, siano supportati da idonei progetti o proposte operative d’intervento, ne da una parte, ne dall’altra. Pertanto, si può affermare che in atto, si discute esclusivamente di interventi di modifica della zonizzazione del Parco dell’Etna, di azioni operative astratte o quantomeno poco note, su un’area geografica dettagliatamente non meglio identificata e su tipologie di insediamenti turistici da realizzare. La scelta temporale del presente contributo, volutamente vicina al vivace dibattito che si è aperto nell’opinione pubblica locale, vuole significare una certa attenzione da parte dello scrivente verso queste problematiche che certamente interessano la collettività ma ancor di più la salvaguardia dell’ambiente che, non si dimentichi, è bene indivisibile di tutti. La presente relazione è stata ispirata da un’attenta ed obiettiva visione di chi riflette serenamente e senza alcun cipiglio polemico o critico verso alcuno e vuole essere un modestissimo contributo personale aperto a qualsiasi confronto, che scaturisce dall'esperienza acquisita sul campo ambientale e da un’attenta ed obiettiva visione delle tematiche naturalistiche trattate. Essa si prefigge lo scopo di rappresentare e al bisogno integrare la conoscenza dell'autorevole lettore, delle necessità, delle attese e delle problematiche generali che hanno per indirizzo comune, la valorizzazione e principalmente, la tutela e salvaguardia del patrimonio naturalistico della collettività. Volutamente, non vengono menzionate le località ma soltanto il comprensorio d’intervento che ha come sfondo l’Etna a sud, l’estrema propaggine dei monti Nebrodi a nord, nei comuni di Bronte, Maletto e Randazzo. Il sistema turistico dell’area si caratterizza per un turismo estivo che poggia sulla valorizzazione del "turismo verde" intendendo con questo un turismo che si serve in primo luogo delle risorse naturali, grazie anche all'azione del Parco dell’Etna. Alla luce del nuovo modo di gestire il territorio, queste straordinarie aree, oggi in massima parte interdette al grande pubblico, vanno valorizzate e, con la massima attenzione, concesse alla fruizione delle popolazioni locali, per le quali potrebbero rappresentare lo sbocco e l’avviamento di un progetto turistico con finalità naturalistiche rispettoso dell’ambiente, che può dare una decisiva spinta e far decollare le richieste e le aspettative di sviluppo socio-economico. 2. Ambiente naturale Chi per la prima volta, si trova a transitare per questa parte di territorio etneo, non può assolutamente rimanere indifferente alla bellezza che da esso si sprigiona. Una bellezza straordinaria e al tempo stesso, maestosa riesce ad accompagnare il visitatore in tutto quel paradiso di verde incastonato, dagli 800 ai 2500 metri circa sul livello del mare, sul fianco nord-occidentale del vulcano. Questo “pezzo” di Etna sembra quasi un’isola felice e lontana da un mondo sempre in corsa, come a volere stravolgere i concetti dell’era moderna che rendono pressoché invivibile l’esistenza umana, in particolare nella città. Queste aree notissime ai naturalisti puri, seppur non particolarmente omogenee tra loro, sono considerate come delle vere e proprie oasi naturalistiche dove la madre natura ha espresso la sua grande generosità dispensando delle peculiarità orografiche-vegetazionali di grande pregio che l’uomo nel corso dei tempi, ha saputo ben conservare e apprezzare. Si tratta di un paesaggio eterogeneo, per certi versi ancora integro, contrastato, sia dall’incessante azione distruttrice del vulcano, sulle cui rovine continuamente si riproducono episodi di nascita e d’insediamento della vita con le stesse leggi naturali che si ebbero al principio dei tempi allorché muschi, licheni e piante colonizzatrici ricoprirono le rocce appena raffreddate, sia dall’uomo che imprime, non sempre con armonia, i segni della sua presenza, creando a volte squilibri che contrastano violentemente con l’ambiente circostante. Questo territorio, che riesce a coprire complessivamente un’area boscata, coltivata e nuda di oltre 3000 Ha, si estende fin lassù, proprio fin dove il bosco va a cedere il passo alla nuda e lunare roccia vulcanica, dove dal punto di vista orografico il territorio si presenta abbastanza accidentato da far notare il disordine apportato nel corso dei secoli dal fenomeno delle eruzioni vulcaniche. Eppure, malgrado le estreme condizioni climatiche ed ambientali, il panorama si presenta ricco di variabili naturali che offrono degli spunti visivi veramente eccezionali. Basti pensare alla bellezza dei paesaggi, ora scolpiti e statici, ora splendenti, ora foschi ma fusi nella solidissima cornice di fuoco che sprigiona il vulcano che tutto sostiene e unifica in un territorio senza pari, dove l’ambiente è in continuo cambiamento e dove la vita animale e vegetale riesce a manifestare con forza le sue straordinarie peculiarità.
Le qualità ambientali, presenti in questo ampio comprensorio, possono essere considerate di rilevante interesse naturalistico e scientifico, tanto da essere salvaguardate, sottratte al libero arbitrio umano e poste dallo Stato al riparo da alterazioni e manomissioni che possano comprometterne l’esistenza, attraverso l’istituzione del Parco dell’Etna. L’Etna oltre ad essere un vulcano, è uno scrigno ricco di storia naturale e “summa” di cultura forestale, botanica, zoologica, antropologica, geologica, archeologica e sociale dei comuni etnei, ognuno dei quali ha delle caratteristiche diverse ma sempre riconducibili alle peculiarità generali del territorio vulcanico. L’Etna non è solo il più grande vulcano attivo presente in Europa, all’interno di questo territorio è racchiuso quanto di più bello la natura sia riuscita ad esprimere in quest’area geografica che non a torto, è stata definita un laboratorio della natura. 3. Linee guida
Nella presente relazione, sono elencate alcune azioni di massima che potrebbero servire di base per un primo quadro di discussione sulle possibili soluzioni progettuali adottate che andremo a trattare in seguito, sulle iniziative di sostegno per alcuni settori di attività ed in particolare: l’agricoltura, l’artigianato e il turismo ecocompatibile ed infine sui prevedibili impatti di natura ambientale. Come emerso dal congresso di Rio de Janeiro del 1992 (Agenda 21), sottoscritto anche dall’Italia, ogni intervento sul territorio deve tenere conto dei concetti di sostenibilità e di sviluppo compatibile e deve porre l’attenzione, tra l’altro, sulla necessità di ottenere il miglioramento della qualità dell’ambiente e della qualità della vita attraverso la partecipazione e il coinvolgimento nella realizzazione del progetto, di tutti i soggetti interessati, ovvero di “un’organizzazione d’intervento”[1]. Questa può essere composta anche da poche figure che dovranno svolgere un ruolo chiave nelle strategie operative, le quali dovranno stimolare la crescita, in varie sedi, di strumenti tecnici o di indirizzo utili alla realizzare di iniziative volte allo sviluppo sostenibile. Infatti, la speranza è che eventuali dettami predisposti per insediamenti turistico-ricettivi, vengano varati con il “libero consenso della gente” che vive su questo territorio, attraverso la costruzione del consenso necessario (tramite un forum?) perché il piano trovi applicazione. Quindi, in uno sforzo unanime per concordare e definire i criteri e gli obiettivi del miglioramento ambientale, per facilitare la reale diffusione delle conoscenze, la comprensione dei reciproci punti di vista e il raggiungimento di obiettivi condivisi con risultati durevoli e concreti. Si dovrà tenere presente che l’obiettivo è la “valorizzazione dell’area e la crescita economica”, che devono tradursi in potenziali benefici per chi vive nella zona, attraverso lo sviluppo del turismo rispettoso dell’ambiente e dell’attività produttiva agro-silvo-casearia che di fatto esiste ma deve essere riconosciuta attraverso una “certificazione ambientale” che consiste nel riconoscimento della conformità alla norma ISO 14001[2] di un Sistema di Gestione Ambientale. A seguito del rilascio da parte “dell’autorità governativa” preposta, (di norma dovrebbe essere l’Ente Parco, ma possono esistere istituzioni con altra denominazione e struttura giuridica) dell’attestato di certificazione, l’organizzazione di intervento può usare, sui suoi documenti e con procedure definite dagli Enti di certificazione stessi, il logo attestante la tipologia di certificazione conseguita, che rappresenta un approccio strategico globale in materia ambientale, finalizzato a svolgere un ruolo fondamentale nel miglioramento della qualità dell’ambiente protetto.
4. Le richieste della collettività locale Secondo le esigenze degli amministratori e di gran parte della collettività del comprensorio, l’idea è quella di accertare la fattibilità tecnica-economica e di verifica di compatibilità ambientale, che deve basarsi sul presupposto della realizzazione di un progetto pilota intercomunale a basso impatto ambientale che prevede il potenziamento e la realizzazione di installazioni in parte presenti nell’area. L’attuazione di un terzo polo turistico è da tanto tempo uno degli obiettivi primari degli amministratori locali, convinti che tale insediamento sarebbe portatore di sviluppo economico per questo distretto. Il turismo svolge, ormai da tempo, un ruolo importante nell'economia del comprensorio. Ma la realtà ha bisogno, oggi più che mai, di ricollocare la propria dimensione turistica in ambiti più consoni ed adeguati. Dall'esterno si avverte infatti la necessità di migliorare l'offerta turistica, rimasta "arretrata" rispetto a quella di altre località concorrenti che hanno saputo aumentare e diversificare il proprio potenziale turistico. Certamente il lamentato "segnare il passo" dell'economia turistica di queste terre è spiegabile, oltre che da motivazioni di carattere organizzativo e meteorologico, anche da motivazioni di ordine economico (una recessione che comunque limita la spesa degli italiani per il tempo libero), nonchè sociali e di costume, intendendo con questo l'esigenza del turista di poter disporre di inconsuete, innovative, adeguate e sempre più efficienti strutture che rendano la vacanza "accogliente", inedita e rispondente alla diversificazione della domanda (turismo ecologico, turismo culturale, ecc.). Non basta più, insomma, godere di una identità climatico - ambientale dalle caratteristiche ottimali, ne è sufficiente il vantaggio della vicinanza alle stupende spiagge isolane ed alle grandi perle del turismo mondiale: bisogna dar vita ad un turismo in sintonia con le esigenze emergenti che chiedono sempre innovazione ed inventiva. 5. Le richieste delle associazioni ambientaliste, di alcuni settori del mondo accademico e di privati E’ parere comune di questi soggetti che la modifica delle zone parco e la realizzazione di altri grandi insediamenti turistici sull’Etna, di fatto snaturerebbe l’intera architettura della legge di istituzione del parco dell’Etna che sottopone a tutela e salvaguardia questi territori per il loro rilevante interesse generale, per le loro peculiarità naturalistiche e di grande pregio orografico, vegetazionale e faunistico e anche per i valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali. Secondo queste persone, ogni intervento antropologico, soprattutto nelle zone A del parco (che diventerebbero zone C), metterebbe a rischio quelle qualità naturalistiche che con grande parsimonia e cura vengono fruite dal pubblico per la ricreazione, la cultura e l’uso sociale dei cittadini che concorrono alla loro gestione, conservazione, salvaguardia e difesa del paesaggio e dell’ambiente naturale. Pertanto, sempre a parere degli stessi soggetti, ogni azione sul territorio dovrà essere attentamente studiata nel dettaglio e non potrà in nessun caso prevedere alcuna concretizzazione di impianti, strutture e infrastrutture riconducibili ad insediamenti turistici quali alberghi, piste scioviarie e/o altre fattispecie similari. Invero, si dovrà percorrere la via dell’esistente, attraverso il potenziamento dell’attività ricettiva urbana, della filiera agro-silvo-pastorale, dell’escursionismo naturalistico e della valorizzazione dei prodotti locali. 6. La proposta Il progetto proposto tiene conto della diversificazione delle suddette esposizioni in antitesi tra loro. Siamo tutti d’accordo che la salvaguardia dei valori naturalistici dell’Etna sta a cuore a tutte le componenti che per certi versi, come abbiamo visto, si “scontrano” in questa prima fase dibattimentale del piano di lavoro. Tuttavia, oggi gli amministratori comunali sono pressati dalle richieste di lavoro provenienti da ampi settori della società contemporanea, sempre alla ricerca di nuovi sbocchi occupazionali che servono al sostentamento delle famiglie. Oggi si deve pensare e programmare in grande, non si può certamente concepire di tenere “ingessato” un territorio, in gran parte pubblico e chiuso alla fruizione, che per le sue straordinarie caratteristiche può fornire, se idoneamente controllate, ampie occasioni di sviluppo alle popolazioni. Per questo, per la realizzazione di qualsiasi intervento nell’area, si dovrà mediare tra le posizioni, tenendo presente che la cosa giusta per la natura sta sempre nel mezzo – “ In medio stat virtus” (Aristotele, Etica nicomachea). La proposta che si vuole sottoporre a valutazione, tende a costituire un campo di sperimentazione, ben collaudato nel nord Italia sin dalla seconda metà dell’ottocento, nel settore del turismo naturalistico alternativo e prevede uno studio di fattibilità tecnica, economica e di impatto ambientale per la realizzazione di un trenino a cremagliera[3] a trazione elettrica tra le aree a valenza turistica pedemontana e altomontana dell’Etna, che idoneamente integrato con appropriati interventi amministrativi di natura burocratica-organizzativa, possa consentire di raggiungere l’obiettivo di: controllare e orientare i flussi turistici; diversificare le presenze nell'arco dell'anno evitando picchi estivi-invernali e scarsità nelle stagioni intermedie; valorizzare le strutture esistenti, anche attraverso una loro partecipazione al progetto; riduzione del turismo inquinante, soprattutto domenicale, di scarso rilievo in termini di ricadute sull'economia locale, limitato impatto di natura ambientale; avviare politiche di riuso e valorizzazione del patrimonio edilizio rurale delle aree abbandonate; favorire la crescita dell'imprenditoria locale e potenziare la reddittività; facilitare i rapporti transcomunali tra le popolazioni interessate.
Data la caratteristica prioritaria che potrà o dovrà avere il collegamento ferroviario ipotizzato (trenino a valenza turistica), il turismo assume un ruolo prioritario nella valutazione della fattibilità e delle ricadute sociali ed economiche, sia in termini di domanda che di offerta. L'idea-forza del collegamento ferroviario a cremagliera tende a superare le difficoltà che potrebbe rappresentare la realizzazione di un impianto turistico di natura sciistica alpina. In sostanza il sistema proposto, a basso impatto ambientale e paesistico, aspira ad incrementare il flusso turistico all’interno di tutto il comprensorio e a promuovere la sua valorizzazione dal punto di vista turistico e commerciale. Il trenino a cremagliera connetterà la parte basale del vulcano con le aree montane e si collocherà in un quadro di politica di sviluppo eco-compatibile comune delle due aree e sulla possibilità, quindi, di avviare forme di interscambio durevole tra le zone pedemontane a vocazione agro-silvo-pastorale e montane a prospettiva turistico-ricreativa. Si pensi che uno dei tronchi della Ferrovia Central del Perù per il superamento della catena delle Ande, ha origine a Callao (porto sulla costa dell’oceano Pacifico) e raggiunge la stazione di Ticlio e la galleria di valico (Tunnel di Galera) posta alla ragguardevole quota di 4829 metri sul livello del mare, con pendenze massime lungo il tracciato del 60 per mille. Propedeuticamente si dovranno studiare gli aspetti tecnologici e di progetto al fine di dare la prima risposta essenziale e condizionante rispetto a tutte le altre
valutazioni e la fattibilità tecnica ovvero la possibilità di sviluppare una linea che, consenta al trenino di inerpicarsi sul vulcano, su rotaia appena sollevata da terra con cavi elettrici per l’alimentazione interrati, attraverso un percorso suggestivo e unico sotto gli alberi, utilizzando ove possibile le strutture e le piste forestali medio e altomontane in gestione all’Azienda Foreste Demaniali della Regione Siciliana. Il fine è quello di consentire di servirsi di trenini che rispondessero ai seguenti obiettivi strategici: Un trenino sciistico con collegamento intercomunale ad alte quote (Bronte-Maletto-Randazzo Monte Spagnolo capolinea – tanto più lungo quanto più coinvolgente è il percorso) in grado di creare e fare durare nel tempo le potenzialità turistiche (sci di fondo ed escursionismo eco-compatibile) delle zone sommitali del versante nord-ovest etneo, anche attraverso l’utilizzo delle piste altomontane ed alcuni rifugi forestali (stazioncine e punti di ristoro e ricovero, centro visite perfettamente attrezzato, dove ricevere informazioni, gustare prodotti tipici e acquistare gadget), collegandolo al vasto bacino d'utenza isolana attraverso la Ferrovia Circumetnea e le reti viaria SS. 120 e 284 che ovviamente vanno potenziate; Un trenino degli spettacoli naturali destinato a far conoscere-apprezzare, durante il suo percorso, le valenze ambientali, paesaggistiche e tradizionali del territorio, la rinaturalizzazione di alcune aree floristiche, la preparazione di aree attrezzate pic-nic, di circuiti di mountan-bike e ippomontati, di percorsi vita e di attività tradizionali a tema (carbonaie, tagli di legname, diorama floro-faunistici ed altre attrazioni eco-compatibili), predisposte materialmente lungo il percorso e raccontate scrupolosamente da appositi cartelli. Ai fini del richiamo turistico, appare doveroso ricordare altresì, la vicinanza dell’area interessata al progetto, ad una delle più importanti zone umide siciliane come il lago Gurrida, Un trenino sollevato a bassa velocità, offre la possibilità di superare limiti di massima pendenza e non avrebbe solo la prerogativa della originalità e della spettacolarità (sempre lo stesso lato del convoglio è rivolto a valle e quindi in posizione panoramica, senza il disturbo per i passeggeri provocato dall’alternanza di panorami aperti e magnifici col fastidioso scorrere a distanza ravvicinata di muri e scarpate), ma presenterebbe pure i seguenti vantaggi rispetto ad altri mezzi di trasporto: 1. riduzione della necessità di opere d’arte (impianti di risalita, viadotti, strade e gallerie) con conseguenti sbancamenti e forti interventi sul territorio per la formazione della sede; 2. forte richiamo turistico per la sua singolare novità; 3. trazione ad aderenza naturale sull’intero percorso con un minimo impatto ambientale (essendo realizzato sotto gli alberi e seguendo in massima parte le piste forestali) ed una scarsa incidenza sul taglio di piante;
4. maggior sicurezza di esercizio in quanto i «binari tronchi» destinati all’inversione di marcia dei convogli svolgono automaticamente il ruolo di binari di «salvamento» in caso di rottura dei freni; uno o più di detti binari tronchi possono essere egregiamente utilizzati come fermate per i viaggiatori che vogliano sfruttare collegamenti con gli impianti sciistici di fondo o con l’inizio di itinerari escursionistici o delle suddette attività tradizionali, ovvero inseriti in stazioni vere e proprie che risulterebbero quindi «di testa»; 5. minore tortuosità del tracciato e maggior «occultabilità» della infrastruttura e armonizzazione nel paesaggio. Un trenino a valenza culturale, ascetica e naturalistica che possa “marcare“ l’animo contemplativo del visitatore che vuole lasciarsi alle spalle il logorio della città, per trovare un sito integrale dove fruire del contatto con la natura e dedicarsi alla cura dello spirito. Malgrado, a volte le estreme condizioni climatiche ed ambientali di questo territorio, il panorama si presenta ricco di variabili naturali che offrono al fotografo e al visitatore attento forti emozioni. Chi ama viaggiare senza fretta e in punta di piedi, all’interno di questo luogo, trova il giusto equilibrio tra rumori e silenzi, tra inquietudine e distensione, emozioni uniche che solo la natura può elargire a chi di essa ne ama le sue essenze più pure. Solo essa ha la forza di cambiare lo spirito umano e renderlo più giusto. Un trenino di servizio al territorio (manutenzione, attività silvoculturali e servizi). Ovviamente, oltre alla realizzazione della rete ferroviaria a cremagliera, tesa alla valorizzazione della parte media-altomontana, si dovrà idoneamente estendere il progetto operativo anche ai centri abitati e all’area pedemontana agreste, attraverso forme di intervento eco-compatibili finalizzate a: · ristrutturare le vecchie costruzioni rurali e riconsegnarle alla fruizione extralberghiera intesa come ricettività agrituristica; · ad incentivare un’agricoltura sostenibile e sistemi di coltivazione a basso impatto ambientale; · ad introdurre nuove tecnologie e migliorare le strutture produttive; · a procedere alla riconversione della produzione e ricercare una più elevata qualità dei prodotti con particolare attenzione a quelli di nicchia (fragole, pistacchio, uva, olive, frutta etc); · a migliorare e razionalizzare la zootecnia, la produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti agricoli, allo scopo di aumentare la redditività aziendale, ad incentivare produzioni non alimentari. Nelle aree boscate private dovranno avere il giusto risalto le usanze locali, le funzioni del bosco collegate all’evoluzione delle moderne condizioni di vita che prediligono la fruizione dell’ambiente cosiddetto “fuori porta” e le tecniche silvo-colturali, ma con il preciso scopo di conservare questo patrimonio naturale alle generazioni future. Ad esse si ricorda che il bosco è ricchezza della collettività che può essere sperperata solo con l’ignoranza e la malizia dei singoli ma che va difesa costantemente, con la forza della civile convivenza e dell’informazione, dalle insidie che la minacciano. Nei paesi interessati al progetto, dovrà essere incentivato l’artigianato locale e valorizzato il patrimonio archeologico, culturale e architettonico, con particolare attenzione alla ridefinizione, recupero e riassestamento dei centri storici, monitoraggio e potenziamento della capacità ricettiva alberghiera per favorire la movimentazione turistica urbana. 6. Conclusione Il progetto d’intervento da porre in essere, deve essere considerato come una politica di sviluppo del territorio a medio e lungo termine, che non interessa esclusivamente il settore agricolo e turistico, ma è da considerare una politica interattiva multisettoriale, in verità alquanto ambiziosa che si muove da quella “tradizionale” fino a quella più moderna ed imprenditoriale. Una politica che ci può aiutare a lavorare nel modo migliore nel gestire le risorse naturali e a migliorare il rispetto verso l’ambiente. Tuttavia, non sempre tali importanti ed elevati propositi vengono conseguiti. A volte, forme di intervento vengono condizionate da alcune obiettive variabili di natura burocratica e si scontrano con le realtà locali, che hanno una cultura ambientale non molto sviluppata, abituati da sempre a gestire il territorio e a mal sopportare, a giusto o torto, le interferenze che vengono calate dall’alto delle leggi. Fortunatamente oggi vi è presente in Italia una forte coscienza ambientale che garantisce una efficace protezione dei valori ambientali. Certo, compito di tutti è ancora di consolidare queste mentalità, affinché, oltre ad un buon livello occupazionale, si possa lasciare alle generazioni future un patrimonio naturalistico inalterato, perché in natura tutto è straordinario - “In tutte le cose della natura, c’è qualcosa di meraviglioso” (Aristotele).
Vincenzo CRIMI
Bronte, settembre 2005
Allegato 1
Descrizione delle caratteristiche floreali e faunistiche dell’area interessata al progetto a basso impatto per lo sviluppo turistico del versante nord-ovest etneo ↓ Il pino laricio, le quercie, la ginestra dell’Etna, il castagno, il faggio e altre specie artificiali, sono le piante boschive più rappresentative del territorio che in quest’area esprimono quelle caratteristiche tipiche ed uniche sia per interesse scientifico che per la loro appartenenza al panorama vegetazionale etneo. Al limite della vegetazione arborea, sopra i 2000 metri di altitudine, si apre un paesaggio molto aspro che periodicamente viene decorato ed ingentilito dalle variopinte tonalità delle endemiche formazioni sparse di ginepro emisferico, di romice dell’Etna, di cerastio, di violette etnee ed infine di tonaceto, di spinosanto e di pulvini di saponaria scelta a rappresentare il simbolo del Parco dell’Etna. Questi sono gli ultimi segni di vita vegetale che si spingono alle quote più alte sino a cedere il passo ai deserti lavici, dove tutto diventa ostico ed irreale. La fauna presente su questo territorio è molto ricca e ben distribuita. Essa, come tutte le forme di vita qui esistenti, si è perfettamente integrata con tutte le altre componenti territoriali e come esse, risente degli interventi dell’uomo, in modo benefico quando esso agisce positivamente, in modo negativo, quando gli interventi vengono posti in essere in forma deleteria. La Volpe (vulpes vulpes), è posizionata ai primi posti della catena alimentare, cioè di quell’insieme di rapporti di nutrizione e predazione, all’interno di un ecosistema, il Gatto selvatico (Felis silvestris), la Donnola (Mustela nivalis), il Riccio (Erinaceus europaeus), l’Istrice o porcospino (Istrix cristata), il Coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), la Lepre italica ( Lepus corsicanus - De Winton, 1898), la Coturnice (Alectoris graeca) e tante altre specie minori. Un altro gruppo di animali che fruisce di questa vasta area, sono gli uccelli. Questa specie ha sempre rappresentato per i suoi studiosi come un indicatore naturale di quello che è l’equilibrio biologico di un ecosistema, in quanto essi, a seconda della particolare integrità, riescono ad adattarsi ad un ambiente in modo stanziale, oppure, seguendo le naturali rotte migratorie, riescono a percorrere anche migliaia di chilometri pur di raggiungere mete ben conservate e quindi più idonei alla loro sopravvivenza che segue l’avvicendarsi delle stagioni. Vari sono i rapaci che si aggirano volteggiando alla ricerca di prede all’interno di questo vasto territorio. L’Aquila reale (aquila chrysaetos) è la regina dell’aria, il Gheppio (falco tinnunculus) il Falco pellegrino (falco peregrinus), la Poiana (buteo buteo). Oltre ai rapaci diurni sopra menzionati e altre specie inferiori, questo territorio è considerato come l’habitat naturale per tantissime altre specie di rapaci notturni dell’ordine dei strigiformi che hanno per caratteristica gli occhi frontali e le vertebre del collo mobili che gli consentono di ruotare il capo di 270 gradi. Tra questi vogliamo segnalarne alcune delle più rappresentative. -Il Gufo comune (asio otus) può essere considerato il predatore notturno per eccellenza, il Gufo reale (bubo bubo), il più grande della famiglia, il Barbagianni (tyto alba), l’Allocco (strix aluco), la Civetta (athene noctua), l’Assiolo (otus scops). Un altro universo animale, presente nell’area, completa l’interazione biologica con le altre varie componenti: il mondo dei rettili. Un universo meno appariscente, per certi versi più misterioso e portatore nell’uomo di sensazioni ataviche negative e di paure ancestrali che nel corso dei secoli hanno sempre suggestionato la sua grande immaginazione di piccolo e misero mortale. LNella realtà i rettili rappresentano solamente una delle presenze biologiche molto attiva in tutto il comprensorio. Il Biacco (coluber carbonarius) e la Vipera (Vipera aspis) sono i rettili, più diffusi in questo territorio. Oltre ai suddetti rettili, nell’area vivono una grande quantità di altre specie minori, come numerose lucertole, gongili, ramarri, gechi ed emidattili. Vincenzo CRIMI
Allegato 2
Linee guida tecnico-amministrative per la realizzazione del progetto a basso impatto per lo sviluppo turistico del versante nord-ovest etneo ↓ Ciascuna entità con competenza territoriale e con disponibilità diretta o indiretta di risorse disponibili ed impiegabili, dovrà predisporre le proprie capacità in base ad un ben preciso piano definito che tenga conto di un apposito schema dove vengono dettagliatamente evidenziati il modello di gestione, il gruppo di lavoro, le novità del modello e le linee guida, i processi di valorizzazione delle risorse, i benefici e gli eventuali danni, per le popolazioni e per l’ambiente:
1) Gli Enti locali, in sinergia con l’Ente Parco, dovranno gestire il territorio e programmare idonei progetti pianificati di proposta e attuazione che concorrano allo sviluppo dell’area, dove emergano e siano pienamente valorizzati i vari elementi di complesso presenti in essa che riguardano primariamente la delimitazione geografica attraverso la predisposizione di un’idonea cartografia con finalità di studio e possibilmente salvaguardia delle varie componenti floristiche, faunistiche, orografiche, paesaggistiche, archeologiche e storiche, la gestione dei rifiuti, la gestione dei trasporti, lo sviluppo territoriale, la gestione delle risorse idriche, la gestione delle infrastrutture, l’uso energetico e le eventuali emissioni in atmosfera. Inoltre, l’individuazione di eventuali problematiche fondamentali per la vita stessa del territorio attraverso ricerche preliminari, la regolamentazione del paesaggio urbanizzato, l’approfondimento e rafforzamento di rapporti tra pubblico-privato, il monitoraggio, il censimento e l’indagine avvalorante dei residui strutturali del passato, l’esaltazione e il sussidio delle pratiche agro-silvo-pastorali tradizionali, nonchè la tutela delle attività economiche compatibili, la promozione e il supporto del realizzando circuito turistico sostenibile, base primaria per lo sviluppo delle popolazioni dell’area occupate nelle diverse “filiere” produttive; 2) L’Ente Parco ha tra i propri fini istitutivi proprio il miglioramento della qualità ambientale, ma è anche una pubblica amministrazione con poteri di pianificazione sovraordinati a quelli degli altri Enti territoriali. E’ indiscutibile che un parco gestisce fondamentalmente il territorio e non deve esistere solo per il suo bel panorama ma deve essere integrato con tutte le componenti presenti nel suo ambito ed in particolare con la vita e le esigenze dell’uomo che nel luogo vive da sempre e che da sempre ha rispettato e conservato sino ai giorni nostri. Ciò nondimeno, se per un’azienda, il cui fine istitutivo è la produzione di qualche bene materiale o servizio, occuparsi del miglioramento della qualità ambientale oltre ciò che è previsto dalle leggi vigenti è un merito e un valore aggiunto, per un Ente territoriale quale l’Ente Parco garantire la qualità ambientale nello svolgimento delle proprie attività è un dovere. Risolte e superate queste problematiche, è auspicabile che si esterni un atteggiamento generale finalizzato al riconoscimento, alla promozione e alla fruizione dell’area che sicuramente può essere considerato come parziale tempio della natura ma non privilegio di pochi. La valutazione propedeutica di alcuni indicatori primari è di fondamentale importanza per la realizzazione del progetto e ancor più, per la tutela e salvaguardia dell’ambiente. Il loro studio ci permette di monitorare e tracciare alcune peculiarità di carattere organizzativo, ecologico e socio-economico di questo territorio e ci aiuta a capire e definire il valore, la sensibilità e la vulnerabilità verso componenti esterni o circoscritti. · L’analisi dell’organizzazione è un dettaglio dell’analisi socio-economica perché come essa, incide anche sui costi: essa ha lo scopo di individuare il contributo che un’organizzazione d’intervento fornisce alle pressioni sul territorio e sull’ambiente globale a causa degli aspetti ambientali connessi alle proprie attività che possono avere un impatto ambientale, tenendo conto anche delle attività di progettazione di opere e interventi, di pianificazione e di promozione; · L’analisi ecologica ha l’obbiettivo di individuare i beni naturali di maggiore valore presenti sul territorio, di caratterizzare lo stato dei vari comparti ambientali e degli ecosistemi, di valutare le sensibilità dei sistemi naturali alle pressioni esercitate nel territorio e di identificare le loro vulnerabilità. Oltre alle sensibilità dei beni ambientali nei confronti della pressione antropica, l’analisi ambientale dovrà prendere in considerazione anche la sensibilità della comunità locale nei confronti del progetto e tener conto anche dei valori storici, culturali, estetici e paesaggistici della comunità che si prende in considerazione, così come è previsto dalla legge nelle aree protette. Non adottando tali accorgimenti, il progetto potrebbe potenzialmente fallire. · L’analisi socio-economica descrive le attività antropiche di organizzazione e di produzione di beni e servizi presenti nel territorio interessato e in quello limitrofo, allo scopo di ben integrare la forza lavoro e di aumentare la redditività aziendale che per effetto degli interventi nei vari settori produttivi, non solo limitati ai soli strumenti “tradizionali”, possa fare raggiungere un alto livello di vitalità economica, anche attraverso le politiche comunitarie che incentivano la produzione di qualità. La conoscenza dei suddetti elementi va rafforzata attraverso l'esperienza acquisita sul territorio, lo studio e l'analisi delle sue peculiarità naturalistiche, nonché prestando attenzione a recepire qualsiasi minimo indizio che potrebbe rendersi utile all’individuazione degli interventi da porre in essere e/o alla loro esclusione. Vincenzo CRIMI
[1] Un’organizzazione d’intervento può essere formata da diverse figure Istituzionali, sociali, economici e culturali etc. [2] La norma è uno strumento tecnico-operativo che specifica i requisiti necessari ad una corretta definizione e attuazione per tenere sotto controllo un’organizzazione di intervento per quanto concerne l’impatto ambientale delle sue attività. [3] treno per forti pendenze, con una rotaia a cremagliera che ingrana con una ruota motrice dentata.
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