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Il cipresso (cupressus sempervirens) è una pianta probabilmente non autoctona in Italia, ma originaria dei paesi mediterranei orientali e importata secondo alcuni dagli Etruschi, e secondo altri dai Fenici. Per la sua capillare diffusione, il cipresso è considerato uno degli elementi vegetazionali più cartatteristici dell'Italia mediterranea. Pianta termofila, resistente alla siccità, si adatta a terreni di ogni tipo e natura e vive dal livello del mare fino a 700-900 m. di altezza, secondo la latitudine. E’ una
pianta molto longeva con un
portamento alquanto longilineo, la corteccia è grigio-bruna, fibrosa e
rigata in senso longitudinale. La chioma è facilmente riconoscibile per
il suo aspetto conico-piramidale di colore verde scuro. Le foglie
squamiformi, di colore verde cupo, sono disposte in 4 file,
contengono ghiandole resinifere. Il frutto globoso, detto "galbulo"
o "coccola" di 3-4 cm di diametro, è costituito da
8-14 squame legnose a forma di scudo, quando sono immaturi sono
verde-chiaro, a maturità lignificano e le squame si aprono per lasciare
cadere i semi. Dalla più remota antichità il cipresso è considerato albero funereo come testimoniano diversi autori latini e tuttavia, come a volere significare una anomala antitesi, questa pianta era anche l'immagine vegetale dell'immortalità a causa delle foglie sempreverdi e del legno considerato incorruttibile, nel quale si erano intagliati la freccia di Eros, lo scettro di Zeus e la mazza di Ercole. I Persiani vi coglievano il simbolo vegetale del fuoco per la sua forma evocatrice della fiamma e sostenevano che fosse il primo albero del Paradiso e i greci lo consacrarono a Plutone, Dio mitologico dell’oltretomba. Il legno
del cipresso è molto duro e veniva utilizzato dalle popolazioni
mediterranee per costruzioni di ogni tipo: è pregiato per la
fabbricazione di mobili, dato che l'odore aromatico tiene lontane le
tarme. Anticamente, per la sua incorruttibilità, il legno veniva
utilizzato per la costruzione di casse per conservare cose preziose.
Dalla distillazione delle foglie si ottiene "l'oleum cupressi"
usato nell'industria farmaceutica. Secondo alcuni
autori antichi, le piantagioni di cipresso purificano l'aria e i medici
orientali inviavano certi malati nell'isola di Creta , dove queste
piante erano particolarmente abbondanti. Ultimamente, negli insediamenti boschivi di cipresso, è stata riscontrata una cospicua infestazione di cancro del cipresso, una malattia quasi sempre irreversibile, provocata da un fungo, il Seiridium cardinale (Coryneum). I sintomi della patologia, inizialmente poco visibili ad occhio nudo, consistono nell’emissione di alcune gocce di resina localizzate sulla corteccia e nell’inserzione dei giovani rametti sul tronco. In seguito l’alterazione appare più evidente, in quanto si manifesta un’ampia zona necrotica che con il tempo si allarga. La pianta tenta di reagire all’attacco del patogeno emettendo una notevole quantità di resina che tuttavia non riesce a fermare l’infezione che col tempo porta al disseccamento della pianta. Allo scopo di bloccare il fenomeno del cancro del cipresso e sino alla predisposizione di un’appropriata terapia di contrasto , si interviene meccanicamente e ad ampio raggio, attraverso l’abbattimento e distruzione con il fuoco delle piante morte o gravemente infette. Contestualmente, si predispone un adeguato monitoraggio dell’area interessata, finalizzato allo studio e ricerca delle eventuali cause di innesco della patologia. |