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La determinazione delle Quercie, è spesso resa difficile dalla presenza di numerosissime specie e individui ibridi che, malgrado fra di essi non esistano delle vere e proprie separazioni genetiche e di carattere morfologico, riducono la conoscenza delle singole varietà. Queste diversificazioni diventano molto attenuate quando più specie vivono a contatto diretto. Robusta, possente e longeva, la quercia simboleggia la forza e la saggezza sin dai tempi greco-romani. Alcuni popoli antichi riguardavano i boschi di quercia con sentimenti religiosi sino a consacrare questa specie a delle divinità e persino al grande Giove, “massimo Dio della religione romana, personificazione del cielo e della luce “, a simboleggiare la forza e la potenza. Considerata da molti popoli arcaici come la prima pianta a fare la sua apparizione sulla terra, la quercia ha ispirato struggenti e leggendarie vocazioni poetiche, in particolare per le sue foglie pubescenti. Si
narra che un giorno il diavolo si recò dal Signore e gli disse: “Tu
sei il signore e padrone di tutto il creato, mentre io, misero, non
possiedo niente di niente. Concedimi una signoria pur minima sulla
creazione.”. “Che cosa vorresti?”, domandò il Signore. “ Dammi,
per esempio, il
potere sul bosco”, propose
il diavolo. “E sia” , decretò Dominiddio, “ ma solo quando i
boschi saranno completamente senza
fogliame, ovvero durante l’inverno; in primavera il potere
ritornerà a Me”. Quando gli alberi dei boschi cedui vennero a sapere del patto,
cominciarono a preoccuparsi e,
con il passare del tempo, la
preoccupazione si mutò in agitazione. “Che cosa possiamo fare?”,
dicevano disperati. “A noi le foglie cadono in autunno”. Il problema
pareva ormai insolubile, quando al faggio venne un’idea: “Andiamo
dalla quercia, che è la più
robusta e saggia. Forse lei escogiterà una soluzione”. La quercia,
dopo avere riflettuto gravemente, rispose: “Tenterò di trattenere le
mie foglie secche sui rami finchè non spunteranno le foglioline nuove.
Così il bosco non sarà completamente spoglio durante l’inverno e il
demonio non potrà avere il dominio su di noi”.
Da allora le
foglie secche della quercia rimangono, almeno in parte, attaccate ai
rami fino al tardo inverno per cadere completamente soltanto quando
almeno un cespuglio si è rivestito della prima fogliolina. I querceti a foglia caduca che vegetano in questo territorio e più in generale nell’Italia meridionale, sono rappresentati dalla roverella (Quercus pubescens) e dal cerro (Quercus cerris). La roverella è una pianta che predilige i luoghi molto luminosi e vegeta sui terreni di qualsiasi natura, anche se predilige quelli calcarei. Il tronco è robusto e la chioma densa e irregolare, i rami giovani sono coperti da un feltro lanuginoso biancastro. La corteccia è bruno scuro, fratturata in placche isodiametriche. Le foglie, non molto grandi, hanno un picciuolo breve, la loblatura profonda ed acuta, sono oblanceolate, chiare-tomentose dalla parte inferiore e verdi scure dalla parte superiore. Evidenziano una leggera peluria quando sono giovani, lisce e lucide appena raggiungono le dimensioni definitive. La cupula è a squame lanceolate. Il legno di roverella viene utilizzato per ardere e trasformato in carbone vegetale. |